IL FATTO: Facebook è di nuovo nel mirino delle polemiche.
Enrico Mentana, dalla sua pagina seguitissima e accertata, ha condiviso il post
di una ragazza, A. V. D., che ha denunciato con tanto di screenshot l’esistenza
di gruppi, soprattutto chiusi, in cui vengono pubblicate foto di ragazze e
donne comuni, foto magari rubate dai profili privati e dalle pagine, oppure
scattate di nascosto in luoghi pubblici, foto date al ludibrio dei componenti,
che non lesinano nei commenti; è proprio per l’oscenità di questi commenti, in cui
si istiga allo stupro o comunque alla masturbazione, che il giornalista ha
detto la sua, unendosi al coro degli indignati dall'esistenza di questi
fenomeni. Ecco il link al post di Mentana:
https://www.facebook.com/enricomentanaLa7/posts/10154377043517545?__mref=message_bubble
I NOSTRI COMMENTI:
·
Neifile: "Non stiamo parlando di un fenomeno
nuovo, eppure è diventato virale quando Mentana ha condiviso il post
dell’ennesima ragazza scandalizzata da questi gruppi di pervertiti, scoprendo
l’acqua calda per alcuni e tirando fuori un ingombrante scheletro dall’armadio
dell’azienda di Zuckerberg per altri.
Ben lungi dal pensare che siano persone
pericolose, per quanto facciano paura coi loro commenti, tra l’altro spesso
pubblicati con account fake, credo sia opportuno che si trovi un modo per
tutelare l’immagine di ragazze e donne (meno spesso di uomini) che vengono
insultate e usate come oggetti sessuali a loro insaputa e dunque senza il loro
consenso.
Che ne so, una Buoncostume del web non
sarebbe male. Dato che Facebook censura le statue raffiguranti dei nudi e blocca
gli account con nomi di fantasia che non fanno niente e lascia libertà di
espressione e di azione a queste bestie, che almeno la Polizia postale o chi di
competenza faccia qualcosa. Ci vuole una legge ad hoc? Che venga fatta il prima
possibile. Si possono applicare le leggi già esistenti (c’è stato chi ha
commentato il post di Mentana citando l’articolo 414 del Codice Penale, quello
dell’istigazione a delinquere)? Che lo si faccia.
Certo, molti pensano sia un problema
culturale, e in parte è vero; ma questa piazza virtuale, che amplifica il bene
e il male delle persone, deve servire da esempio di civiltà. Vietare certi
comportamenti aiuterebbe le persone a ragionare di più su quanto scrivono, o
perlomeno a tutelare le vittime di questi fenomeni."
·
-Superman: "La gravità del problema ci fa sollevare una domanda: come reagire giuridicamente? Chiedere una legge ad hoc forse appare un
po' eccessivo. Esistono già degli strumenti giuridici che possono essere
applicati per contrastare questi fenomeni. Qualcuno sotto il post di Mentana
sosteneva ad esempio la configurabilità dell'articolo 414 del codice penale
rubricato "Istigazione a delinquere". Effettivamente è l'admin del
gruppo che incita gli utenti a compiere e dire oscenità sulle foto. Ma prima di
dire che quel reato viene commesso collettivamente, quale reato più
semplicemente si configura?
Il bene tutelato è l'immagine e l'integrità
morale della persona. Ognuno può disporre dell'esercizio della propria
immagine, ma il consenso del soggetto ritratto vale solamente per le finalità e
le modalità indicate dal quest'ultimo. Mi viene in mente il caso di scuola
dell'attrice che in un film gira una scena di nudo: nelle finalità e nelle
modalità per la quale ella presta la sua immagine, si esclude che possa ad
esempio pubblicarsi un fotogramma di quel film su una rivista a contenuto
pornografico. La Cassazione questo lo ribadisce tanto nella sentenza 21995 del
2008, tanto nella sentenza Cass. 5175/1997 che cita come "consenso alla
pubblicazione su una o su determinate riviste, non consente la pubblicazione su
riviste diverse da quelle autorizzate".
Effettivamente la pubblicazione di queste
foto non avviene su una rivista, ma ci troviamo davanti ad una situazione
analoga, sulla quale tuttavia non si è mai creato un precedente. Anzi, sarebbe
giusto che il legislatore si esprimesse anche per orientare l'attività dei
giudici.
Può configurarsi la fattispecie di
"molestie sessuali" cui l'articolo 660 del Codice Penale? Difficile,
e sicuramente l'inclusione comporta una attività interpretativa non
indifferente. Il testo della norma pur includendo gesti e allusioni che recano
"a taluno molestia o disturbo", pone che quest'ultimo sia consapevole
e subisca la violenza scientemente, ma qui ci troviamo davanti una situazione
di non conoscenza da parte delle vittime.
In parte, date le offese ricevute, potrebbe
parlarsi di diffamazione: l'onore della persona offesa, è leso in sua assenza e
alla presenza di più di due persone (i membri del gruppo). Ma alla diffamazione
non si procede d'ufficio, ma solo su querela. Come eliminare allora questi
gruppi alla radice senza l'impulso delle parti coinvolte?"
·
Rising dark sun: "Proviamo ad analizzare questo
fenomeno: un social network come Facebook ha come enorme pro e,
contemporaneamente, come altrettanto mastodontico contro il fatto che possa
essere utilizzato e frequentato da chiunque. Senza distinzione alcuna. E quindi
non esiste nemmeno alcun discrimine tra brave persone e malintenzionati.
Anche se i social, ai più ingenui, possono
sembrare una semplice piazza pubblica e in qualche modo libera, essi sono in
realtà un'arma a doppio taglio micidiale, alla quale però, nel 2017, non è più
possibile rinunciare, in quanto, da circa un decennio a questa parte, Facebook
è diventato parte integrante della nostra società, della nostra economia e
anche, diciamolo, della nostra cultura.
Nel pensare a come intervenire
concretamente contro a fenomeni scandalosi come questi gruppi Facebook mal
frequentati, una soluzione potrebbe essere l'istituzione di un sistema di
reputazione virtuale che possa permettere la limitazione di comportamenti
discutibili su Internet, un sistema che non si limiti a bannare gli utenti di
Facebook che ne violano le regole (diversi utenti di recente sono stati bannati
da questo social network in seguito alla pubblicazione di post contenenti
bestemmie) ma che casomai limiti gli account di alcune funzioni, come
commentare i post in contesti particolari o mandare messaggi privati a
determinate persone.
Queste limitazioni, da impartire in maniera
temporanea in casi meno gravi e in modo permanente laddove la fedina penale di
una persona giustifichi un provvedimento definitivo, contribuirebbero forse a
far progredire l'atteggiamento degli utenti di Internet, inducendoli magari a
pensarci due volte prima di usare uno schermo come scudo per le proprie
malefatte, nonché, come spesso accade, prima di insultare qualcuno.
Non va dimenticato inoltre che caricare una
foto profilo equivale a una cessione in pasto alla pubblica piazza della
propria immagine. Di fronte a questi abusi della facilità con cui è possibile
condividere contenuti propria del Web 2.0, una forma di tutela che renda meno
alienante la pubblicazione della nostra immagine, di primo acchito
consisterebbe nel limitare, se non addirittura impedire, il download delle foto
contenenti le nostre facce. Essendo però una limitazione di questo tipo
un'impresa disperata, in alternativa, per tutelare l'immagine dei suoi utenti,
Facebook dovrebbe porre con maggior rigore un controllo su chi condivide e su
chi carica fotografie riportanti i volti di una persona, interrogando l'utenza
sulle motivazioni che portano a condividere tali volti e prendendo
provvedimenti laddove tale condivisione, diversamente da quanto dichiarato
quando l'immagine è stata condivisa, fosse mirata a compiere atti poco
dignitosi, come appunto nel caso di questi gruppi scabrosi per i quali le
segnalazioni non mancherebbero, e infatti non sono mancate.
Permettetemi ora una riflessione: secondo
una massima buddhista, ognuno di noi ha dentro di sé le chiavi del paradiso ma
la stessa chiave apre anche quella dell'inferno. Ogni volta che i comportamenti
della gente provocano indignazione e disgusto ho chiaro che l'inferno è
diventato la scelta preferita dell'umanità in quanto maggiormente piena di
elementi in grado di provocare piacere nella gente comune.
Di fronte allo scandalo provocato da queste
community, abbiamo un esempio lampante di come l'utilizzo delle chiavi che ci
mettono in contatto con le altre persone attraverso il filtro di Internet siano
usate per aprire le porte di un paradiso egoistico che se moltiplicato per il
numero di utenti della rete è in grado di creare un vero e proprio inferno
sulla terra!
Personalmente, il mio primo pensiero nel
tentativo di porre un freno a questo scandalo, prima ancora di ipotizzare tutto
il mio discorso sulla reputazione virtuale e via dicendo, sarebbe di chiudere
non solo queste community ma di intervenire drasticamente su Facebook stesso.
Tuttavia, non solo l'abolizione di Facebook
non rappresenterebbe una soluzione, ma addirittura il semplice ban degli utenti
dei gruppi incriminati, nonché la chiusura di questi ultimi, di fatto potrebbe
perfino risultare controproducente, perché se prima questi utenti potevano
sfogare le loro fantasie sadomasochiste su un social network, dove potrebbero
sfogarle in seguito al ban del loro profilo?
Non dico con questo di essere favorevole
alla permanenza di questi gruppi per una ipotetica funzione di valvola di sfogo
per persone sessualmente disturbate, ma bisogna prendere atto del fatto che,
comunque finirà questa polemica, questa rappresenta a tutti gli effetti un
vicolo cieco, e non mi sorprenderei se in futuro qualcuno dovrà contare morti e
feriti. Di sesso femminile, ovviamente. Tutto questo grazie a Facebook.
Non posso dunque fare a meno di pensare che
questa polemica, nata secondo me con delle tempistiche forse troppo tardive e
troppo legate all'importanza mediatica della televisione nella nostra società,
in quanto ancora nel 2017 solo ciò che viene discusso attraverso il filtro
della televisione esiste per l'opinione pubblica, sia più controversa di quanto
non sembri. Non mi sorprenderei se in futuro ci guarderemo indietro a quando ci
indignavamo per questo fenomeno e ci domanderemo se valeva davvero la pena di
sollevare questo polverone.”
·
A.D.: "Tempo fa, avevo scritto un articolo dedicato a
Diletta Leotta, la più bella giornalista di Sky, che ha subito una violazione
della privacy tramite la divulgazione delle sue foto di nudo. In tale occasione dissi che la suddetta giornalista era stata vittima di una disavventura già accaduta a svariati VIP americani.
Stavolta, si tratta di molto peggio. Il fatto della "giornalista gnocca" è una bazzecola, in confronto ai
gruppi Facebook chiusi che pubblicano foto di ragazze di qualsiasi età, per
farsi delle "seghe in gruppo". Praticamente, si sono creati dei
bordelli virtuali.
Qui, la violazione della privacy non
include solo una persona, ma di altrettante e, se qualche mese fa si parlava di
una donna, qui c'entrano anche gli idoli maschili e non solo: si parlerebbe
anche di masturbazione in gruppo destinata alle donne.
E' un'idea di sfogo sessuale troppo
contorta, perché un gruppo Facebook di questo genere può essere interpretato
così: ti masturbi davanti alla foto di una donna/ragazza dove non importa quale
professione faccia e poi lo dici agli altri membri del gruppo, come se tu
avessi rimorchiato sul serio quella donna/ragazza.
Basta mettere la parola "seghe"
su Facebook ed ecco apparire una moltitudine di gruppi d'ogni genere, senza
alcuna distinzione sessuale o di idoli famosi. Basta che sia una foto e sarei
inquietato nell'idea che ci possa essere anche un gruppo dedicato a quelli che
si masturberebbero davanti alle foto d'animali o d'oggetti.
In questo caso, bisognerebbe mettere un
freno agli utenti perennemente ossessionati dal sesso, tanto da doverlo
manifestare pubblicamente, anche se in un gruppo "chiuso" di 200
utenti.
Si sa che, ad ogni post pubblicato da una
modella, ci sono sempre i commentatori che commentano in modo sessuale, con lo
scopo di rimorchiarla, un giorno (quello del mai, aggiungo...), in mezzo a
quelli degli ammiratori e dei fan, ma questi gruppi FB dichiarano apertamente
di essere stati concepiti per le seghe e, sinceramente, proverei molta vergogna
a dire a 200 persone: "Ragazzi, mi sono fatto una sega su Bonacciona
Tettamondo, quella figa che c'aveva due tette che parevano delle grandi
mongolfiere!".
A questo punto, ad un argomento controverso, dirò una cosa controversa: meglio masturbarsi in privato senza dirlo,
trattandosi di un atto sessuale personale della persona che lo vuole praticare,
piuttosto che farlo e poi comunicarlo ad altre persone. Ovviamente, è una pratica sessuale da fare sempre rispettando i limiti del buonsenso e della legalità.