martedì 17 gennaio 2017

L'altra faccia di Facebook: degrado e sessismo in rete

IL FATTO: Facebook è di nuovo nel mirino delle polemiche. Enrico Mentana, dalla sua pagina seguitissima e accertata, ha condiviso il post di una ragazza, A. V. D., che ha denunciato con tanto di screenshot l’esistenza di gruppi, soprattutto chiusi, in cui vengono pubblicate foto di ragazze e donne comuni, foto magari rubate dai profili privati e dalle pagine, oppure scattate di nascosto in luoghi pubblici, foto date al ludibrio dei componenti, che non lesinano nei commenti; è proprio per l’oscenità di questi commenti, in cui si istiga allo stupro o comunque alla masturbazione, che il giornalista ha detto la sua, unendosi al coro degli indignati dall'esistenza di questi fenomeni. Ecco il link al post di Mentana: https://www.facebook.com/enricomentanaLa7/posts/10154377043517545?__mref=message_bubble



I NOSTRI COMMENTI:
·         Neifile: "Non stiamo parlando di un fenomeno nuovo, eppure è diventato virale quando Mentana ha condiviso il post dell’ennesima ragazza scandalizzata da questi gruppi di pervertiti, scoprendo l’acqua calda per alcuni e tirando fuori un ingombrante scheletro dall’armadio dell’azienda di Zuckerberg per altri.

Ben lungi dal pensare che siano persone pericolose, per quanto facciano paura coi loro commenti, tra l’altro spesso pubblicati con account fake, credo sia opportuno che si trovi un modo per tutelare l’immagine di ragazze e donne (meno spesso di uomini) che vengono insultate e usate come oggetti sessuali a loro insaputa e dunque senza il loro consenso.

Che ne so, una Buoncostume del web non sarebbe male. Dato che Facebook censura le statue raffiguranti dei nudi e blocca gli account con nomi di fantasia che non fanno niente e lascia libertà di espressione e di azione a queste bestie, che almeno la Polizia postale o chi di competenza faccia qualcosa. Ci vuole una legge ad hoc? Che venga fatta il prima possibile. Si possono applicare le leggi già esistenti (c’è stato chi ha commentato il post di Mentana citando l’articolo 414 del Codice Penale, quello dell’istigazione a delinquere)? Che lo si faccia.

Certo, molti pensano sia un problema culturale, e in parte è vero; ma questa piazza virtuale, che amplifica il bene e il male delle persone, deve servire da esempio di civiltà. Vietare certi comportamenti aiuterebbe le persone a ragionare di più su quanto scrivono, o perlomeno a tutelare le vittime di questi fenomeni."



·         -Superman: "La gravità del problema ci fa sollevare una domanda: come reagire giuridicamente? Chiedere una legge ad hoc forse appare un po' eccessivo. Esistono già degli strumenti giuridici che possono essere applicati per contrastare questi fenomeni. Qualcuno sotto il post di Mentana sosteneva ad esempio la configurabilità dell'articolo 414 del codice penale rubricato "Istigazione a delinquere". Effettivamente è l'admin del gruppo che incita gli utenti a compiere e dire oscenità sulle foto. Ma prima di dire che quel reato viene commesso collettivamente, quale reato più semplicemente si configura?

Il bene tutelato è l'immagine e l'integrità morale della persona. Ognuno può disporre dell'esercizio della propria immagine, ma il consenso del soggetto ritratto vale solamente per le finalità e le modalità indicate dal quest'ultimo. Mi viene in mente il caso di scuola dell'attrice che in un film gira una scena di nudo: nelle finalità e nelle modalità per la quale ella presta la sua immagine, si esclude che possa ad esempio pubblicarsi un fotogramma di quel film su una rivista a contenuto pornografico. La Cassazione questo lo ribadisce tanto nella sentenza 21995 del 2008, tanto nella sentenza Cass. 5175/1997 che cita come "consenso alla pubblicazione su una o su determinate riviste, non consente la pubblicazione su riviste diverse da quelle autorizzate".
Effettivamente la pubblicazione di queste foto non avviene su una rivista, ma ci troviamo davanti ad una situazione analoga, sulla quale tuttavia non si è mai creato un precedente. Anzi, sarebbe giusto che il legislatore si esprimesse anche per orientare l'attività dei giudici.

Può configurarsi la fattispecie di "molestie sessuali" cui l'articolo 660 del Codice Penale? Difficile, e sicuramente l'inclusione comporta una attività interpretativa non indifferente. Il testo della norma pur includendo gesti e allusioni che recano "a taluno molestia o disturbo", pone che quest'ultimo sia consapevole e subisca la violenza scientemente, ma qui ci troviamo davanti una situazione di non conoscenza da parte delle vittime.

In parte, date le offese ricevute, potrebbe parlarsi di diffamazione: l'onore della persona offesa, è leso in sua assenza e alla presenza di più di due persone (i membri del gruppo). Ma alla diffamazione non si procede d'ufficio, ma solo su querela. Come eliminare allora questi gruppi alla radice senza l'impulso delle parti coinvolte?"



·         Rising dark sun: "Proviamo ad analizzare questo fenomeno: un social network come Facebook ha come enorme pro e, contemporaneamente, come altrettanto mastodontico contro il fatto che possa essere utilizzato e frequentato da chiunque. Senza distinzione alcuna. E quindi non esiste nemmeno alcun discrimine tra brave persone e malintenzionati.

Anche se i social, ai più ingenui, possono sembrare una semplice piazza pubblica e in qualche modo libera, essi sono in realtà un'arma a doppio taglio micidiale, alla quale però, nel 2017, non è più possibile rinunciare, in quanto, da circa un decennio a questa parte, Facebook è diventato parte integrante della nostra società, della nostra economia e anche, diciamolo, della nostra cultura.

Nel pensare a come intervenire concretamente contro a fenomeni scandalosi come questi gruppi Facebook mal frequentati, una soluzione potrebbe essere l'istituzione di un sistema di reputazione virtuale che possa permettere la limitazione di comportamenti discutibili su Internet, un sistema che non si limiti a bannare gli utenti di Facebook che ne violano le regole (diversi utenti di recente sono stati bannati da questo social network in seguito alla pubblicazione di post contenenti bestemmie) ma che casomai limiti gli account di alcune funzioni, come commentare i post in contesti particolari o mandare messaggi privati a determinate persone.

Queste limitazioni, da impartire in maniera temporanea in casi meno gravi e in modo permanente laddove la fedina penale di una persona giustifichi un provvedimento definitivo, contribuirebbero forse a far progredire l'atteggiamento degli utenti di Internet, inducendoli magari a pensarci due volte prima di usare uno schermo come scudo per le proprie malefatte, nonché, come spesso accade, prima di insultare qualcuno.

Non va dimenticato inoltre che caricare una foto profilo equivale a una cessione in pasto alla pubblica piazza della propria immagine. Di fronte a questi abusi della facilità con cui è possibile condividere contenuti propria del Web 2.0, una forma di tutela che renda meno alienante la pubblicazione della nostra immagine, di primo acchito consisterebbe nel limitare, se non addirittura impedire, il download delle foto contenenti le nostre facce. Essendo però una limitazione di questo tipo un'impresa disperata, in alternativa, per tutelare l'immagine dei suoi utenti, Facebook dovrebbe porre con maggior rigore un controllo su chi condivide e su chi carica fotografie riportanti i volti di una persona, interrogando l'utenza sulle motivazioni che portano a condividere tali volti e prendendo provvedimenti laddove tale condivisione, diversamente da quanto dichiarato quando l'immagine è stata condivisa, fosse mirata a compiere atti poco dignitosi, come appunto nel caso di questi gruppi scabrosi per i quali le segnalazioni non mancherebbero, e infatti non sono mancate.

Permettetemi ora una riflessione: secondo una massima buddhista, ognuno di noi ha dentro di sé le chiavi del paradiso ma la stessa chiave apre anche quella dell'inferno. Ogni volta che i comportamenti della gente provocano indignazione e disgusto ho chiaro che l'inferno è diventato la scelta preferita dell'umanità in quanto maggiormente piena di elementi in grado di provocare piacere nella gente comune.

Di fronte allo scandalo provocato da queste community, abbiamo un esempio lampante di come l'utilizzo delle chiavi che ci mettono in contatto con le altre persone attraverso il filtro di Internet siano usate per aprire le porte di un paradiso egoistico che se moltiplicato per il numero di utenti della rete è in grado di creare un vero e proprio inferno sulla terra!

Personalmente, il mio primo pensiero nel tentativo di porre un freno a questo scandalo, prima ancora di ipotizzare tutto il mio discorso sulla reputazione virtuale e via dicendo, sarebbe di chiudere non solo queste community ma di intervenire drasticamente su Facebook stesso.

Tuttavia, non solo l'abolizione di Facebook non rappresenterebbe una soluzione, ma addirittura il semplice ban degli utenti dei gruppi incriminati, nonché la chiusura di questi ultimi, di fatto potrebbe perfino risultare controproducente, perché se prima questi utenti potevano sfogare le loro fantasie sadomasochiste su un social network, dove potrebbero sfogarle in seguito al ban del loro profilo?

Non dico con questo di essere favorevole alla permanenza di questi gruppi per una ipotetica funzione di valvola di sfogo per persone sessualmente disturbate, ma bisogna prendere atto del fatto che, comunque finirà questa polemica, questa rappresenta a tutti gli effetti un vicolo cieco, e non mi sorprenderei se in futuro qualcuno dovrà contare morti e feriti. Di sesso femminile, ovviamente. Tutto questo grazie a Facebook.

Non posso dunque fare a meno di pensare che questa polemica, nata secondo me con delle tempistiche forse troppo tardive e troppo legate all'importanza mediatica della televisione nella nostra società, in quanto ancora nel 2017 solo ciò che viene discusso attraverso il filtro della televisione esiste per l'opinione pubblica, sia più controversa di quanto non sembri. Non mi sorprenderei se in futuro ci guarderemo indietro a quando ci indignavamo per questo fenomeno e ci domanderemo se valeva davvero la pena di sollevare questo polverone.”



·         A.D.: "Tempo fa, avevo scritto un articolo dedicato a Diletta Leotta, la più bella giornalista di Sky, che ha subito una violazione della privacy tramite la divulgazione delle sue foto di nudo. In tale occasione dissi che la suddetta giornalista era stata vittima di una disavventura già accaduta a svariati VIP americani.

      Stavolta, si tratta di molto peggio. Il fatto della "giornalista gnocca" è una bazzecola, in confronto ai gruppi Facebook chiusi che pubblicano foto di ragazze di qualsiasi età, per farsi delle "seghe in gruppo". Praticamente, si sono creati dei bordelli virtuali.
      
     Qui, la violazione della privacy non include solo una persona, ma di altrettante e, se qualche mese fa si parlava di una donna, qui c'entrano anche gli idoli maschili e non solo: si parlerebbe anche di masturbazione in gruppo destinata alle donne.

      E' un'idea di sfogo sessuale troppo contorta, perché un gruppo Facebook di questo genere può essere interpretato così: ti masturbi davanti alla foto di una donna/ragazza dove non importa quale professione faccia e poi lo dici agli altri membri del gruppo, come se tu avessi rimorchiato sul serio quella donna/ragazza.

      Basta mettere la parola "seghe" su Facebook ed ecco apparire una moltitudine di gruppi d'ogni genere, senza alcuna distinzione sessuale o di idoli famosi. Basta che sia una foto e sarei inquietato nell'idea che ci possa essere anche un gruppo dedicato a quelli che si masturberebbero davanti alle foto d'animali o d'oggetti.

      In questo caso, bisognerebbe mettere un freno agli utenti perennemente ossessionati dal sesso, tanto da doverlo manifestare pubblicamente, anche se in un gruppo "chiuso" di 200 utenti.

      Si sa che, ad ogni post pubblicato da una modella, ci sono sempre i commentatori che commentano in modo sessuale, con lo scopo di rimorchiarla, un giorno (quello del mai, aggiungo...), in mezzo a quelli degli ammiratori e dei fan, ma questi gruppi FB dichiarano apertamente di essere stati concepiti per le seghe e, sinceramente, proverei molta vergogna a dire a 200 persone: "Ragazzi, mi sono fatto una sega su Bonacciona Tettamondo, quella figa che c'aveva due tette che parevano delle grandi mongolfiere!".

      A questo punto, ad un argomento controverso, dirò una cosa controversa: meglio masturbarsi in privato senza dirlo, trattandosi di un atto sessuale personale della persona che lo vuole praticare, piuttosto che farlo e poi comunicarlo ad altre persone. Ovviamente, è una pratica sessuale da fare sempre rispettando i limiti del buonsenso e della legalità.


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