giovedì 29 giugno 2017

Flash Reviews - Puntata 1




Benvenuti alla rubrica di FormalMente dedicata al cinema (e non solo!), dove colui che vi sta scrivendo, cari lettori, darà una personale opinione a cinque film per ogni puntata.
Come da titolo della rubrica, non farò delle critiche lunghe, poichè non sono un critico cinematografico e ne parlerò brevemente da spettatore, come se ve ne parlassi dopo averlo visto al cinema o alla tv.

1. La Morte Corre Sul Fiume (1955)

Il film con Robert Mitchum, Shelley Winters e Lillian Gish presenta una tematica ancora attuale, cioè quella del fanatismo religioso. L'antagonista della storia è un predicatore che giustifica i suoi atti violenti, citando a modo suo delle frasi sacre. Questa pellicola rientra nel genere noir, genere cinematografico americano che andava in voga nel periodo 1930-1960 e si sposava bene col genere drammatico o thriller. Il film vanta la presenza (appunto) di Lillan Gish, attrice consacrata anni prima da D.W.Griffith, col film muto "Nascita di una Nazione" (1915).




2. Gioventù Bruciata (1955)

Fu il film che rese noto James Dean, l'attore protagonista morto in un incidente stradale poco tempo dopo l'uscita del film e divenuto subito un modello sociale immortale per le generazioni successive. Un ragazzo problematico comincia a ribellarsi contro tutto e contro tutti, poichè non ce la fa più a sottostare alle regole della sua società, sperando di cambiare qualcosa. Questo film è divenuto importante anche a livello storico: esso è uno dei tanti che davano indirettamente un messaggio di protesta contro il Codice Hays, un regolamento di censura cinematografica che, dal 1934, stava diventando troppo severo ed obsoleto nei confronti delle mode che lo stesso James Dean e i suoi colleghi Natalie Wood e Sal Mineo stavano comunicando al pubblico cinematografico.



3. Il Settimo Sigillo (1956)

Ingmar Bergman, dopo Victor Sjostrom, fu il regista più importante in Svezia e divenne universalmente consacrato con "Il Settimo Sigillo". In questo film, troviamo come protagonista Max Von Sydow, il Padre Merrin de "L'Esorcista" (1973). Ambientato in epoca medievale, il film s'incentra su una partita a scacchi tra l'Uomo e la Morte. E questo è abbastanza per invogliare lo spettatore a dare un'occhiata a questo film.



4. Il Posto delle Fragole (1957)

Rimanendo sulla categoria "Cinema Svedese-Ingmar Bergman", vi consiglio anche quest'altra chicca, la quale è un elegante dramma sentimentale nominato all'Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale (all'epoca,ovviamente). Nel film, si può notare che il protagonista, un medico pensionato che deve ricevere una laurea ad honorem, per il suo dottorato durato mezzo secolo, viene interpretato da Victor Sjostrom, creatore del film horror muto "Il Carretto Fantasma" (1921). Dopo questa collaborazione con Ingmar Bergman, Victor Sjostrom si ritirò in vita privata e morì tre anni dopo. Opera poetica e trascinante.



5. Ben-Hur (1959)

Universalmente noto come il primo film ad aver vinto 11 Premi Oscar nella storia del cinema, il film con Charlton Heston presenta un sontuoso kolossal sui giorni della Crocifissione di Cristo, per la durata di ben oltre 200 minuti! Il kolossal di genere epico/religioso fu molto seguito negli Anni '50 e "Ben-Hur" ne fu la prova filmica. Ultimamente, è uscito il remake di questo film, ma la versione con Morgan Freeman è più commerciale e tirata via rispetto all'originale. Quindi, chi avesse il coraggio di vedere un kolossal lungo come questo, si faccia avanti!



Curiosi di vedere il remake? Prego.




Per questa puntata, è tutto. Alla Prossima!

A.D.

P.S: I video sono tratti da Youtube. Uno dei canali visionati in questo articolo è MovieClips. Consiglio i lettori a dare un'occhiata a questo ottimo canale americano dedicato al cinema.

martedì 27 giugno 2017

Ius soli temperato, ius culturae e immigrazione

In queste ultime settimane si sta discutendo molto sul tema della cittadinanza italiana agli immigrati, in particolare dello ius soli, ossia il diritto di essere cittadini di una certa nazione perché ci si è nati, per i figli degli immigrati. È un tema molto caldo e combattuto tra le fazioni politiche e tra la gente, che si dividono in favorevoli, contrari e astenuti. Ma procediamo con ordine.

Due anni fa è stato approvato alla Camera dei Deputati il ddl 2092, che tratta delle “modifiche alla legge 5 febbraio 1992” e delle “altre disposizioni in materia di cittadinanza”. Questo disegno di legge è stato discusso al Senato solo il 15 giugno scorso, senza il raggiungimento di un risultato, a causa della mole di emendamenti che la Lega Nord aveva proposto per modificarlo. Attualmente, gli schieramenti sono rimasti più o meno gli stessi del 2015: il centrosinistra, la sinistra e i partiti e i movimenti al Governo sono favorevoli; Lega Nord, Fratelli d’Italia, Forza Italia e il resto della destra e del centrodestra sono contrari; il Movimento 5 Stelle si astiene.


A differenza della legge 5 febbraio 1992, detta anche legge 91/1992, il ddl 2092 tiene conto di due fattori:
  1.  uno ius soli “temperato”, che, invece di concedere la cittadinanza italiana ai figli di cittadini stranieri solo per il fatto di essere nati in Italia, come prevede lo ius soli canonico, permette di dare la cittadinanza ai bambini figli di immigrati, nati in Italia e che abbiano almeno un genitore in possesso del permesso di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno europeo di lungo periodo; ciò non avviene automaticamente, ma solo attraverso una richiesta composta da una dichiarazione di volontà, che dovrà essere espressa da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale e che dovrà essere data all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del minore entro il compimento della sua maggiore età. Se nessuno presenta questa dichiarazione, sarà lo stesso interessato a fare domanda di cittadinanza entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.
  2. lo ius culturae, che consente di dare la cittadinanza italiana ai bambini figli di cittadini stranieri, se nati in Italia o giunti qui prima di compiere dodici anni e solo se hanno compiuto almeno un ciclo scolastico o se hanno seguito percorsi di formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica; anche in questo caso la cittadinanza italiana si ottiene solo se viene approvata su richiesta presentata da un genitore che abbia la residenza legale in Italia o direttamente dalla persona interessata entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.

A mio avviso, questo ddl è riduttivo: non tiene conto delle situazioni di estrema povertà in cui versano molti immigrati, povertà che impedisce loro di avere un permesso di soggiorno di lungo periodo, in quanto sprovvisti di uno dei requisiti fondamentali per poterlo avere, ossia un reddito non inferiore all’importo annuale previsto dall’assegno familiare; un altro requisito, quello della disponibilità di un alloggio idoneo per lo Stato, per molti diventa una chimera. Senza contare che molte bambine, vuoi per povertà vuoi per maschilismo, non possono andare a scuola e non possono imparare, di conseguenza, la cultura italiana, che bisogna conoscere per ottenere la cittadinanza. Insomma, è una riforma che lascia fuori tante, troppe persone.


Neifile

martedì 13 giugno 2017

Quando il fascismo prende voti

Ci sono fenomeni sotto gli occhi di tutti, che vengono ignorati finché non diventano importanti. È il caso della “Lista dei Fasci italiani del lavoro”, chiaramente neofascista nel nome, nel logo e nei contenuti, che ha raggiunto il 10,41% delle preferenze a Sermide e Felonica, comune in provincia di Mantova, cosa che ha garantito un posto in consiglio comunale alla loro candidata sindaco. È la quarta volta che questa lista si presenta alle elezioni negli ultimi quindici anni ed è stato il quotidiano La Repubblica a puntare il dito su di essa.

Il problema è questo: l’ordinamento italiano, con la legge 645/1952, detta anche “legge Scelba”, vieta la formazione di gruppi e associazioni fascisti e neofascisti, la diffusione dell’ideologia fascista e, di conseguenza, la candidatura alle elezioni con partiti e movimenti di questo tipo. Si chiama “apologia di fascismo” ed è un reato penale punibile con l’arresto e un periodo di detenzione che va dai 18 mesi ai 4 anni. Da quando è entrata in vigore, molti hanno cercato di dimostrarne l’incostituzionalità, con scarso successo. Più recente è la legge 205/1993, detta anche “legge Mancino”, che punisce tutti coloro che promuovono l’ideologia nazifascista, incitano alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali; anche la violazione di questa legge prevede il carcere o sanzioni pecuniarie. Persino la stessa Costituzione, nella XII disposizione transitoria finale, vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del Partito Fascista.


Nonostante la legge sia ancora in vigore, sono sempre di più le formazioni fasciste e neofasciste che sono state create per accontentare un elettorato nostalgico della dittatura di Mussolini. Forse il più celebre attualmente è il movimento di CasaPound, formazione politica di un gruppo preciso che ogni tanto viene condannato, o comunque processato, per atti di violenza o, appunto, per apologia di fascismo. Tuttavia questo non ha impedito loro di candidare 13 aspiranti sindaco in altrettanti comuni di una certa grandezza, con una popolazione sopra i 15 mila abitanti, ottenendo, in particolare, l’8% delle preferenze a Lucca.

Senza contare il merchandising a tema fascista e nazifascista che ha un fiorente mercato, nonostante ben due proposte di legge contro souvenir, cimeli vari e soprattutto contro il saluto romano, simbolo di questa ideologia, che racchiude in sé tutto l’orgoglio di appartenere a questi movimenti, gruppi, partiti e associazioni e che dimostra chiaramente l’adesione alle idee nazifasciste. Per non parlare, poi, dei gruppi, delle pagine e dei profili che pullulano sui social, con chiaro intento di incitamento all’odio e di apologia del nazifascismo.

Perché succede tutto questo? Perché, se il fascismo è messo alla berlina per ovvi motivi storici, i fascisti e i neofascisti non vengono puniti, e anzi possono candidarsi alle elezioni e prendere voti da chi crede che una dittatura come quella che c’era nel Ventennio sia meglio di questa serie di governi? Perché stupirsi solo se ottengono dei risultati? Chi avrebbe dovuto impedire tutto questo ha messo la testa sotto la sabbia fino ad adesso e, sono sicura, ce la rimetterà non appena l’ondata di scandalo post-amministrative sarà terminata e i ballottaggi saranno stati fatti. Penso che, di questo passo, il fascismo avrà sempre più potere.

Neifile

lunedì 5 giugno 2017

Intervista a ... Fiorella Atzori

Nel web, si sa, si può trovare di tutto, dalle cose più serie a quelle più leggere e divertenti. Sgrammaticando si trova nel mezzo di queste due categorie, in quell'immensa fucina di talenti (veri o presunti) chiamato Youtube. Autrice di questo progetto, tutto incentrato sulla grammatica e la lingua italiana, è l'edu-tuber Fiorella Atzori, che, con chiarezza ed un pizzico d'ironia, insegna l'italiano agli stranieri e corregge gli errori di chi, in Italia, ci è nato. L'italiano, ammettiamolo, è una lingua complessa e Fiorella Sgramma ci viene in aiuto coi suoi video. Questo 2017 ha portato un'altra novità: la casa editrice Centauria ha pubblicato il libro "Sgrammaticando - Salviamo l'italiano dalla rete", scritto dalla stessa Fiorella, che riassume in cinquanta capitoli quanto condiviso finora sul web.
Le abbiamo fatto qualche domanda per conoscerla meglio.

Il tuo libro "Sgrammaticando - Salviamo l'Italiano della Rete" è la consacrazione del tuo progetto su Youtube, "Sgrammaticando", in cui cerchi di insegnare la lingua italiana agli stranieri e correggi gli errori degli italiani. Cosa ti ha spinta verso questo argomento?

In realtà il mio intento non è mai stato cercare di insegnare la lingua italiana agli stranieri. Il canale YouTube Sgrammaticando è nato poco più di 5 anni fa con tutt'altro scopo: essere utile ai giovanissimi italiani nel ripasso della grammatica italiana fatta a scuola. Ho pensato di trattare questo argomento spinta da un debole per l'italiano corretto - che mi ha sempre caratterizzato - e dalla voglia di comunicare, condividere, sentirmi utile come tanti altri youtuber, all'epoca, lo erano per me.

Ti sei laureata in Scienze della Comunicazione a Cagliari, con una tesi sulla natura innata del linguaggio. Qualcuno potrebbe dire che, finchè ci si capisce, gli errori sulla lingua, italiana o straniera che sia, non contano più di tanto. Perché, invece, è importante non farne ed esprimersi in modo impeccabile?

La perfezione non esiste e secondo me non bisogna aspirare a non commettere alcun errore per esprimersi in modo "impeccabile". Piuttosto bisognerebbe cercare di evitare perlomeno gli strafalcioni, gli errori davvero gravi; tutto il resto - come ad esempio parlare un italiano curato e talvolta forbito - dev'essere frutto di un interesse personale, di una libera scelta. L'italiano è la nostra lingua, mi sembra il minimo non trattarla male.


Oggi, i tuoi video educativi sono visti anche all'estero, con tanto di richieste da parte dei tuoi fan internazionali: da quando il tuo canale "Sgrammaticando" è stato oggetto d'interesse anche "Oltre-Italia"?

Da pochissimo dopo la sua nascita, in realtà. Come ho scritto prima, l'intento iniziale era quello di raggiungere i giovanissimi italiani, ma inaspettatamente è arrivato un altro tipo di pubblico costituito principalmente da stranieri.

Dopo la pubblicazione del libro "Sgrammaticando", Rai Letteratura ti ha dedicato un articolo e Radio Vaticana ti ha concesso un'intervista telefonica a "I Giorni della Bibbia". Come ti sei sentita ad aver avuto questi riconoscimenti da due siti di una certa importanza?

Onorata e tanto emozionata. Il mio progetto, in fondo, è molto semplice; il fatto che venga notato in primis da una casa editrice, poi da media importanti e altre personalità mi rende felice, soddisfatta e soprattutto tanto grata.

Attualmente, vivi in Toscana, in un piccolo paese. Come mai hai scelto di continuare la tua attività in provincia e non ti sei buttata nella mischia come altri youtuber che hanno scelto di trasferirsi a Milano o Roma?

Prima di tutto non sono assolutamente una tipa da città. Non potrei mai vivere in città, sarà che sono cresciuta in un minuscolo paese della Sardegna, prima di trasferirmi qui in Toscana. Vivere in città mi soffocherebbe, non sono un'amante del traffico, del caos, del cemento che copre ogni angolo. Le grandi città come Milano e Roma pullulano di opportunità, o almeno questo è quello che si sente dire, ma per fare ciò che amo, ora come ora, non occorre che mi trasferisca in città. Dal mio computer posso fare tutto. Ma mai dire mai, comunque, la vita è in continuo cambiamento... quindi chissà cosa succederà in futuro!

Dopo 401 video educativi prodotti negli ultimi 5 anni e un libro scritto, quali sono le tue prossime attività? Tra queste, ci potrebbe essere qualcosa d'alternativo al tuo e-learning di grammatica già molto apprezzato?

Ci sono diverse idee e progetti in corso di pianificazione, ma sempre legati a ciò che faccio su YouTube: Sgrammaticando è in continua evoluzione! A qualcosa di alternativo o completamente diverso, sinceramente, non ho mai pensato.

Ringraziamo Fiorella per la sua disponibilità a questa intervista.







Neifile e A.D.