La storia del ragazzo di Lavagna è solo uno dei tanti casi
di suicidio che fanno notizia. Possiamo citare Tiziana Cantone, vittima di
revenge porn, o gli adolescenti che si tolgono la vita per aver subito atti di
bullismo e cyberbullismo, o ancora gli uomini o le donne che commettono un
omicidio-suicidio, di solito a danno dei propri cari. La fragilità di queste
persone fa scalpore solo quando ormai è troppo tardi.
Certo, non tutti arrivano al gesto estremo. Pensiamo a
quelli che mentono dicendo di studiare all’università, o di fare un lavoro che
non fanno, o di vivere in un altro luogo rispetto al loro: a furia di mentire confondono loro stessi la
realtà con la finzione, finendo quasi per autoconvincersi che la finzione sia
la realtà.
Ma è davvero così difficile vivere questa vita? Si fa un
gran parlare di menefreghismo, di non voler sapere, di non voler vedere. Un
amico mi ha raccontato che, bazzicando sui siti porno, ha trovato un video di
una ragazza, probabilmente caricato dal suo ex, che si era permesso di scrivere
il nome, il cognome e la città della ragazza. Un caso da manuale di revenge
porn. Quando gli ho suggerito di mandarle un messaggio, magari con un account
fake in modo da risultare un minimo anonimo, mi ha risposto: “A volte è meglio
non sapere. Che ne sai come reagirebbe se lo sapesse? Potrebbe uccidersi. Io
non la voglio sulla coscienza”.
Tutti noi ammettiamo di vivere in un mondo di squali che ci
giudicano e ci sbranano. Eppure parliamo tanto del valore dell’amicizia, dell’amore,
dello stare insieme… l’uomo è un animale sociale, in fondo. Sembra quasi un
paradosso, no?
Forse la risposta sta nella nostra continua ricerca della
perfezione, intesa come voglia di essere come ci vogliono gli altri per poter
essere accettati. Da qui le bugie e le insicurezze, che diamo anche noi. Chi è
che non ha mai guardato male un ragazzo “troppo tatuato” o ha commentato
negativamente una ragazza che ha cercato spesso l’amore, definendola “promiscua”?
O ancora, chi non ha giudicato la ragazza che non cura il proprio aspetto
dicendo che è “sciatta” o invece ha deriso il ragazzo troppo attento al modo di
apparire, sostenendo che è “gay”? Non riusciamo a non etichettare tutto e
tutti, nonostante noi siamo i primi a non volerlo essere. È un circolo vizioso.
Ma alcuni sono più inclini di altri a non sopportare i giudizi, e si disperano.
Essere fragili è un difetto quasi imperdonabile in un mondo
che ci vuole forti e sempre pronti a tutto quello che ci chiede la società. Non
è proprio vero quello che canta Fiorella Mannoia in “Che sia benedetta”: “per
quanto sembri incoerente e testarda (la vita) se cadi ti aspetta”. La vita non
aspetta proprio nessuno, scorre inesorabilmente e ti sbatte in faccia le
difficoltà, che tu sappia affrontarle oppure no. E che succede se non riusciamo
a riprenderci da una perdita o da un fallimento? Se ci fermiamo a pensare che
abbiamo sbagliato percorso? Perdiamo tempo, la vita ci sfugge.
A volte sembra che tutti gli altri stiano bene e siano
felici, realizzati. In realtà sono semplicemente più forti e sanno nascondere
il proprio dolore. Chi vive la vita appieno non si ferma o si accontenta. Che
poi non è l’equivalente di essere felici, se ci pensate bene. Semplicemente si
smette di illudersi o di lottare per i propri sogni, preferendo una vita più
comoda e sicura e raggiungendo un minimo di serenità.
Anche quando abbiamo bisogno di aiuto, non sempre riusciamo
a trovare l’aiuto giusto. Basti pensare di nuovo al caso del ragazzo di
Lavagna: sua madre lo aveva denunciato alla Guardia di Finanza perché disperata
che suo figlio si stesse perdendo dietro le droghe, senza rendersi conto di
aver messo il sedicenne in una situazione che lo avrebbe portato a ritrovarsi
il dito di tutti puntato contro, causandogli certamente del panico e la voglia
di scappare da questa situazione una volta per tutte. Un altro esempio potrebbe
essere dato da quei genitori e da quei docenti che dovrebbero difendere le
vittime di bullismo e cyberbullismo e che invece pensano: “Se non si sa
difendere non è colpa mia”. A questo punto restano solo gli esperti, psicologi,
psicoterapeuti e psichiatri: loro vanno a tentativi, perché non esiste una
soluzione universale che risolva i problemi delle persone, ogni caso è a sé, e
prima di trovare la soluzione che fa per noi potrebbero passare degli anni.
La fragilità è nella nostra essenza, è il nostro bisogno di
essere al sicuro, è la nostra voglia di farcela e di sentirci, se non
importanti, utili quando ci sembra troppo difficile raggiungere questo
obiettivo. È il nostro modo di essere egoisti e il campanello d’allarme quando
qualcosa non va. Anche se molti non la perdonano e altri non pensano possa
appartenere anche agli altri e non solo a loro, anche se proviamo a nasconderla
e a zittirla, non andrà mai via. Possiamo solo cercare di non farle prendere il
sopravvento sulla nostra vita e di trovare un equilibrio tra gli alti e i bassi
della nostra esistenza.
Neifile
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