Nel primo episodio di "A proposito di videogiochi", la redazione di FormalMente ha deciso di inserire l'immagine di un Pikachu che camminava guardando il telefono, dal momento che il mio discorso aveva preso come primissimo spunto il polverone scatenatosi dopo le controversie e soprattutto gli incidenti stradali la cui causa è attribuita all'utilizzo di Pokémon GO.
Sinceramente, non ero del tutto favorevole all'utilizzo di quell'immagine, non solo perché il fulcro di quel post non era Pokémon GO, ma anche e soprattutto perché questo titolo merita in un certo senso la nomea di PIAGA DEL GAMING.
Ma andiamo con ordine, proponendo prima di tutto alcune considerazioni importanti per poter intrattenere una riflessione pertinente su questo gioco.
In principio, era il pesce d'aprile. Pare infatti che il primo aprile 2014, una collaborazione tra Nintendo e Google ha dato origine alla Pokémon Challenge, un evento limitato nel tempo durante il quale, nell'arco di quella specifica giornata, sarebbe stato possibile cercare e catturare dei Pokémon cercandoli in giro per la mappa globale di Google Maps.
Non sono riuscito a trovare prove certe che questa "caccia" abbia effettivamente avuto luogo, ma una cosa è certa: l'idea doveva essere piaciuta, se è vero che Tzunekazu Ishihara, presidente della The Pokémon Company, ha pensato che valesse la pena di investire su un progetto che perpetuasse l'esperienza di questa curiosa Challenge.
Ishihara infatti era fan di Ingress, una particolare applicazione per smartphone prodotta da Niantic Labs che utilizzava un innovativo sistema di gioco, vale a dire la realtà aumentata geolocalizzata, grazie a cui era possibile trasformare il mondo intero in uno sconfinato terreno di gioco.
Dopo un ragionamento semplice come un 2 più 2, Ishihara capì che lo "scherzo" della Pokémon Challenge poteva diventare una proficua realtà, e per fare ciò sarebbe bastato che la Niantic realizzasse un reskin di Ingress, producendo cioè una app che ne ricalcasse la struttura di base e che proponesse come scopo del gioco la ricerca dei Pokémon nel mondo reale, sempre sfruttando una mappa del mondo, probabilmente quella di Google Maps, e il localizzatore satellitare dei nostri smartphone.
Voglio a questo punto spiegare in breve come è stato realizzato Ingress. La Niantic, questa pionieristica software house nata all'interno di Google, aveva contrassegnato sulla mappa del mondo con la quale è stato sviluppato Ingress qualche decina di migliaia di luoghi di interesse sparsi sulla mappa del mondo, trasformando questi luoghi in zone in cui gli utenti di Ingress potessero interagire con il gioco, fare la propria mossa e, perché no, incontrare altri giocatori. Non più dunque un gioco mobile che vivesse nelle tasche dei giocatori e che viaggiasse con loro, bensì che facesse viaggiare i giocatori alla ricerca di zone adibite al gioco.
Cosa c'è di nuovo in Pokémon GO rispetto a Ingress? Oltre ad avere riutilizzato i punti di interesse già presenti su Ingress, la Niantic è ricorsa a un espediente ben noto ai giocatori della serie Pokémon, cioè la casualità degli incontri con i mostri che il giocatore vuole catturare, una caratteristica che è stata trasportata dal contesto delle console portatili Nintendo a quello degli smartphone e della pubblica strada; è all'aria aperta infatti che l'utente di Pokémon GO è chiamato a muoversi mentre gioca, facendo cadere di tanto in tanto l'occhio sul telefono nel caso ci fosse un Pokémon da catturare nei paraggi, con tutti i rischi di incidenti stradali che tutti conoscono e che in effetti non sono mancati.
Dove voglio arrivare con questo discorso?
È presto detto: se è vero che diverse altre major dell'industria videoludica vogliono investire sulla realtà aumentata geolocalizzata per realizzare un loro gioco, personalmente non ho nulla in contrario, ma vanno tenute a mente tre cose per non far diventare questo sistema di gioco qualcosa di scadente ed estremamente discutibile.
Prima di tutto, Pokémon GO non è diventato un fenomeno di massa per via del suo sistema di gioco innovativo.
Certo è fantastico che un videogame, una forma di intrattenimento che da sempre rinchiude in casa i suoi utenti, per una volta porti invece i giocatori fuori di casa, ma va fatto notare che anche Ingress funzionava alla stessa maniera e non ha avuto affatto lo stesso impatto mediatico di Pokémon GO.
In altre parole, è il brand che fa la differenza. La maggior parte dei giocatori di questa app ha semplicemente goduto della gratuità di questa versione del suo videogioco preferito e nulla più. E a dirla tutta, dubito che i giocatori di Pokémon GO abbiano mai sentito parlare di Ingress, un gioco che, per quanto più complesso sotto certi aspetti, è ritenuto decisamente più interessante e profondo del suo successore.
Quanto dirò ora non piacerà agli sviluppatori indipendenti, a cui rivolgo tutta la mia solidarietà, ma, di fatto, la realtà aumentata nei videogiochi, per mantenersi in pista e regalare soddisfazioni a livello commerciale, probabilmente sarà costretta a mettere sempre, ai videogiochi creati con questo sistema, un nome famoso, un brand che ha già fatto record di vendite, qualcosa che, come Pokémon GO, faccia dire a tutti spontaneamente:"Lo voglio!".
Senza questo, anche questa rivoluzione del gaming è destinata a trasformarsi in un fuoco di paglia.
In secondo luogo, il CodaCons e altri enti e associazioni hanno chiesto di bandire Pokémon GO in Italia, soprattutto per via dei fatti avvenuti anche sulle nostre strade a causa di questa app.
Il dramma che sta alla base di questo infausto e disastroso binomio tra videogioco e incidenti stradali va ricercato, come abbiamo già accennato, nella casualità con cui i Pokémon compaiono sul telefono. Il gioco stesso invita a più riprese ad essere vigili sull'ambiente circostante, ma a quanto pare l'eccitazione della caccia a questi mostriciattoli è troppa.
La soluzione a questo problema in realtà si troverebbe nei cari vecchi Game Boy, dove la caccia dei Pocket Monsters era delimitata solo a certe zone circoscritte del mondo di gioco.
Basterebbe (anche se mi rendo conto che la mole di lavoro per svolgere questa operazione sarebbe immensa) fare la stessa cosa su Pokémon GO, cercando cioè di confinare le zone in cui andare a caccia lontano dalle carreggiate, regalando forse un gioco meno esplorativo, meno "on the road", ma più sicuro.
Infine, bisogna rendere conto del fatto che la realtà aumentata geolocalizzata su cui si basa il gioco si è rivelata anche piuttosto invasiva nel mondo reale, al punto da spingere talvolta i giocatori ad effettuare delle vere e proprie violazioni di domicilio per raggiungere i Pokémon situati all'interno di proprietà private.
Per non trasformare la realtà aumentata in un'incomoda rottura di scatole, mi preme sottolineare che se da un lato il successo di Pokémon GO ha portato gli utenti di questa app a richiedere alla Niantic di contrassegnare tanti nuovi luoghi di interesse dove poter giocare, dall'altro sarebbe bene che chi svilupperà queste app si mostri disponibile anche verso chi non vuole che in una certa zona, come una proprietà privata, un terreno agricolo o altro, si introducano dei giocatori di Pokémon GO o di altri giochi simili. Per quanto possa essere forse ingiusto nei confronti di chi in fondo sta solo giocando e non sta facendo niente di male, è nel diritto di chiunque poter disporre di un repellente anti Pokémon nelle aree di propria competenza.
Su questa controversa app, per approfondire esaurientemente l'argomento, occorrerebbe istituire una rubrica a parte, ma non è mia intenzione.
Vi lascio con un video di Fraws del canale YouTube di "Parliamo di Videogiochi" che affronta il fenomeno di Pokémon GO confrontandolo con Ingress e vi saluto con un'ultima considerazione: per via della novità rappresentata dal boom della realtà aumentata, abbiamo assistito a una rivoluzione del gaming come lo abbiamo sempre conosciuto, però la tentazione di dire "Pokémon GO non è un gioco" ce l'ho, e non solo in quanto gioco "diverso" ma anche perché molto controverso per le ragioni spiegate finora.
Spero siano dunque chiare le ragioni che mi portano a considerare la realtà aumentata e il suo enorme successo a partire da Pokémon GO come una piaga del mondo videoludico e mi auguro che anche chi in futuro vorrà trasformare il mondo in un terreno di gioco lo faccia con giudizio e non solo pensando al proprio guadagno personale.
see ya
rising dark sun
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