Come penso saprete tutti, esiste un pregiudizio molto frequente riguardante i videogiochi, e cioè:
I videogiochi creano dipendenza.
Una affermazione che tra l'altro va di pari passo con un'altra affermazione molto cara agli osteggiatori di questo medium che è:
I videogiochi sono un modo per isolarsi dalla realtà.
Attenzione, cari lettori, perché a chi ama i videogiochi forse non piacerà sentirsi dire che entrambe queste affermazioni, rullo di tamburi, sono vere.
E allora? Dobbiamo forse noi videogiocatori arrenderci di fronte ai pregiudizi di chi ci disprezza per colpa del nostro strumento di intrattenimento preferito? Assolutamente no.
Infatti, dopo essermi sentito bistrattare tante volte per via del mio interesse per il mondo videoludico, sono giunto a delle conclusioni che voglio condividere.
I videogiochi creano dipendenza. È vero. L'immersività a cui un gioco sottopone i suoi utenti porta a focalizzare e, oserei dire, assolutizzare l'attenzione di una persona. Inoltre, soprattutto se questa persona è molto giovane, questa può lasciarsi condizionare dal gioco fino a diventarne in qualche modo dipendente.
In questo post voglio fare alcune considerazioni riguardanti il fenomeno della dipendenza videoludica, che possiamo anche chiamare videodipendenza. E parto facendo notare una cosa:
Alzi la mano chi di noi non ha bisogno di essere soggetto a una qualsivoglia dipendenza. Ditemi chi di voi, anche solo banalmente, non ha un vizio, non ha qualcosa, qualsiasi cosa, di cui ha un estremo bisogno, al punto che se quella cosa non esistesse non avrebbe più nessuna ragione di vita, o comunque, dovrebbe trovarne un'altra.
Io non credo che ci possa essere qualcuno che, onestamente, potrebbe davvero alzare la mano. Penso che, per la nostra natura di esseri viventi, sia animalescamente che spiritualmente, la necessità di qualcosa che provochi in noi una dipendenza sia imprescindibile.
Va detto che questa mia teoria non si applica solo alla sfera del bisogno di consolazione, di sollazzo, di un qualcosa che plachi il nostro animo di fronte alle difficoltà della vita, ma anche alla ben più profonda sfera della determinazione dell'identità di una persona dal punto di vista esistenziale, sentimentale e, perché no, professionale.
Voglio cioè dire che, venendo al mondo, tutti noi abbiamo una reale ed onnivora necessità di riempire un vuoto causato dalla mancanza di conoscenza di un senso delle nostre vite, di una relazione sentimentale che ci faccia sentire completi, di un lavoro che ci identifichi.
Ci tengo a far notare che queste cose importantissime in qualche modo generano in noi un meccanismo di dipendenza nei loro confronti. La differenza tra queste dipendenze e i cosiddetti "vizi" è che questi ultimi, che nella fattispecie possono essere attività come fumare, bere, giocare d'azzardo o anche videogiocare, non sono indispensabili.
Ad ogni modo, sulla base di questa ipotesi ho potuto sviluppare alcune riflessioni riguardanti il problema della cosiddetta videodipendenza.
Non è mia intenzione legittimarla, anche perché, come ho già spiegato, esistono nel mondo cose molto più importanti a cui una persona dovrebbe riporre le proprie energie e i propri sentimenti, ma è altrettanto vero che di dipendenze a questo mondo ne esistono tante, troppe, come appunto il gioco d'azzardo, l'alcol, il fumo, per non parlare della droga, i cui effetti li conosciamo tutti.
Il fatto interessante è che, secondo me, di dipendenze, una persona, non può svilupparne chissà quante. Si può essere affetti anche solo da UNA dipendenza, da UN vizio, e quello ci può bastare a colmare il bisogno che tutti noi abbiamo di... Più che dipendere, di appartenere a qualcosa che secondo noi ci realizza, o che comunque, almeno nel momento in cui ci dedichiamo a quella cosa, ci fa sentire bene.
Il videogioco, come vizio, ha come punto a suo vantaggio che, diversamente da altri vizi come quelli elencati prima, fisicamente e psicologicamente non ha effetti distruttivi, non come può invece distruggerti l'alcol, il fumo, eccetera. Ragione per la quale, tutto questo accanimento contro i videogiochi come fonte di distruzione delle nuove generazioni è quantomeno eccessivo.
E soprattutto, una cosa che ho sempre sperimentato, è che anche qualora un videogioco dovesse diventare una droga, portandoci ad impegnare decine di ore su un dato gioco, capita però che anche questo assoggettamento ha dei limiti temporali, dettati dalla longevità del gioco che ha causato dipendenza nel giocatore. Oppure, nel caso di giochi pensati per non avere mai fine come i giochi su Facebook, semplicemente, pian piano il desiderio di giocare, prima o poi, tende a scemare fino a scomparire del tutto. Possono volerci dei mesi a volte, ma prima o poi il ciclo vitale del gusto che provoca un'esperienza videoludica è sempre destinato ad esaurirsi.
Quale altro vizio, quale altra dipendenza è in grado di subire un simile processo di "guarigione" senza che intervenga un massiccio, drammatico sforzo della nostra forza di volontà?
E poi, diciamolo, è vero anche che il gamer, per sua natura, per poter proseguire il suo percorso nel mondo dei videogiochi, deve spendere non pochi soldi. Ma è altrettanto vero che anche gli altri vizi citati prima ne richiedono. E, soprattutto, un videogioco che ci prende, che è longevo, che ci soddisfa per un lungo periodo di tempo, di fatto può interrompere le uscite pecuniarie che servono per esercitare il nostro "vizio videoludico", anche perché per soddisfare il nostro desiderio di giocare non serve sempre un altro gioco ma piuttosto semplicemente un'altra partita allo stesso titolo presente sul nostro computer. Questo vantaggio gli altri vizi non ce l'hanno, si è sempre schiavi di un bisogno a breve termine di procurarci una nuova dose del principio attivo che serve a soddisfarci.
Non sto dicendo con tutto questo che i videogiocatori non fumano o non bevono, ma credo che tenere la mente occupata con un videogioco piuttosto che con qualsiasi altro vizio, secondo me, non può essere che positivo e anche maggiormente costruttivo per una persona.
Vorrei fare un ultimo esempio intorno a questa teoria: ricordo di aver sentito raccontare di una persona che si era rovinata giocando a poker online. A tal proposito, parlando al telefono con chi mi ha riferito tale sciagura e accendendo, mentre parlavo, una console per videogiocare appena chiusa la chiamata, dissi al mio interlocutore:"Il bello di questa forma di intrattenimento è che si paga una volta sola".
Anche oggi vi lascio con un video, stavolta del canale di "Parliamo di videogiochi", dove, con un prorompente e a mio avviso commovente vlog, il buon Fraws mi ha fornito lo spunto di partenza per questo articolo e per questa rubrica in generale.
E infine vi cedo la parola chiedendovi: conoscete, in prima persona, o da persone a voi vicine, questo tipo di dipendenza? Non esitate a raccontarci anche degli eventuali eccessi, che certamente esistono. Se serve uno spunto di riflessione valido, esso riguarda proprio il controllo di questi eccessi.
Ma anche senza sfociare in queste casistiche estreme, vorrei chiedervi: se in qualche modo siete stati affetti da videodipendenza, che idea avete del vostro passato come videogiocatori sfrenati?
Discutiamone nei commenti.
see ya
rising dark sun
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