«Siete Norma Desmond, sì! La famosa attrice del muto. Eravate grande!» E lei rispondeva «Io sono sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo!» Quante verità, tutt'ora vive, specie in quella giungla di arrampicatori che è Hollywood: tra musica, film e serie TV, sono tantissimi le star del red carpet che piombano nell'oblio, appena dopo la conclusione della loro parentesi di gloria, e riemergere non è affatto semplice. Ci provano, magari tra scandali (magari tra qualche reato), magari tra volgare gossip, magari con dichiarazioni shock, a riconquistare giusto per pochi minuti la scena perduta. Questo scenario, è ciò che passa attraverso il protagonista Bojack Horseman, nell'omonima serie animata di Netflix. Ho appena concluso di guardare la prima stagione e vi lascio qui le mie impressioni.
L'ambientazione è Hollywood, in una sorta di universo parallelo in cui esseri umani convivono con degli ibridi uomo-animale. Lo stesso protagonista, Bojack, altro non è che un uomo-cavallo, ex protagonista di un situation commedy di successo, Horsin' Around, che sembra riprendere il classico canovaccio dello scapolo che convive con dei ragazzi. Adesso 50enne, vuole tornare a rivivere gli stessi riflettori di quando era "solo un puledro", e per farlo, con l'aiuto di una ghostwriter, si dedica alla stesura di una sua biografia ufficiale.
Ma, ahimé, c'è un grosso nemico con cui deve lottare, o meglio più di uno... Perché quelle tematiche che affliggono le star sul viale del tramonto emergono tutte, e vengono fatte rivivere, come una sorta di velo trasparente, nella persona di Bojack. Perché come una sorta di velo trasparente? Perché è tutto molto sottile, molto curato sull'aspetto psicologico più che sull'aspetto visivo, e come tale niente viene detto esplicitamente. Depressione, melanconia, solitudine, malattia, angoscia, narcisismo, egocentrismo, dipendenza sono difatti i temi portanti dell'intera serie (oltre una ben dosata razione di black humor e politicamente scorretto), ma quasi mai vengono conclamati. L'aria mesta del protagonista, perennemente insoddisfatto, ci accompagna scena dopo scena. La sua inadeguatezza nel mondo lo rende una sorta di glorioso fallito, e come tale non manca di apparire anche quando il suo nome sembra essere tornato in auge nello show business. È e resta malinconicamente malcontento, continuamente fisso sul divano a guardare i DVD della serie che lo portarono al successo.
Non manca di denigrare gli altri, specie il suo coinquilino Todd, ma alla fine ne risulta quasi terrorizzato dall'idea di perdere quella sua compagnia, come nell'episodio dell'Opera Rock.
E infine, è instabile. Più volte lo vediamo dedito all'alcool e alle droghe (elevato a costume di certi super VIP), ma cerca di non darlo a vedere, mentendo se può. La menzogna, dopotutto, è un espediente di cui si avvale spesso: persino davanti alla sua biografa non manca di mentire sulla sua vita, anziché essere sincero come dovrebbe, ed abituarsi ad ammettere la verità è un percorso lento che si snoda nella durata dell'intera stagione. Una verità che talvolta non vede a causa del suo egocentrismo, ma che talvolta occulta perché scomoda, e rischierebbe di farlo apparire per quello che è: un insuccesso vivente, che si nutre della malsana convinzione di agire per il meglio. Non lo fa quasi mai dopotutto.
La serie vuole tuttavia lasciarci un sapore amaro. E anche nel caso in cui prenda coraggio delle proprie azioni, e si palesi, i risvolti sono mai positivi, anzi. Se posso esprimere come mi sono sentito nell'intera visione della stagione, posso affermare con tranquillità che Bojack Horseman consente allo spettatore di ridere, nello stesso momento in cui si sente a disagio.
E alla fine anche la stessa coloratissima, ma strana ambientazione con uomini e esseri antropomorfi ci disorienta, creando un mondo grottesco e paradossale. Un mondo che ci stranisce, ma che non riesce a sembrarci lontano nei suoi stereotipi, incrementando il sentimento di scomodità dello spettatore.
Consiglio Bojack Horseman? Assolutamente sì. È una serie drammatica e adulta, una parodia nera di Hollywood. Tratta temi e cose che siamo abituati a sentire, come se fossero una scoperta che facciamo in quel momento. È una vera e propria novità che colpisce nel segno e fa davvero male.
-Superman
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